Dove c’è la Slava c’è un serbo

Un’esperienza da provare per chi visita la Serbia rurale ed è ospite di amici o parenti è senza dubbio la Slava (cirillico: Слава), la ricorrenza religiosa più sentita dai serbi. Prenderne parte è un onore, trattandosi della glorificazione del Santo Protettore di famiglia…

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L’ospitalità, per i serbi, è innata e fa parte del proprio essere. È una regola non scritta ma da tutti osservata con piacere e naturalezza. L’ospite, a qualunque ora del giorno si presenti, è trattato con rispetto e profonda amicizia. Il padrone o la padrona di casa lo accolgono con calore, offrendogli da bere e da mangiare. Succhi di frutta (sok, cirillico: сок), distillati e grappe (rakije, cirillico: ракије), caffè turco (turska kafa, cirillico: турска кафа) e dolci (kolači, cirillico: колаци) restano a disposizione per tutto il tempo dell’incontro.
La prima volta che ci si reca a casa di qualcuno, viene offerto lo slatko (cirillico: слатко, letteralmente “dolce”), una conserva di frutta servita dentro una raffinata coppa di vetro, da gustare prendendone un po’ con il cucchiaino e facendo seguire a questo qualche sorso d’acqua liscia (negazirana voda) o gasata (kisela voda). Il vassoio in acciaio sul quale sono serviti lo slatko, i cucchiaini per la degustazione e i bicchieri già riempiti d’acqua, è un’immagine domestica tipicamente serba, un convenevole sentito che non conosce mode né generazioni.

01 - La Slava
01 – La Slava
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Chiesa Serba Ortodossa

La storia della Serbia, da sempre crocevia di popoli e culture di origini occidentali e orientali, ha consegnato al presente un paese variegato anche dal punto di vista religioso. Più di due terzi degli abitanti sono cristiani ortodossi, seguiti da cattolici e musulmani (concentrati per lo più nel sud-ovest del paese e nella provincia di Kosovo e Metohija). Altre piccole comunità religiose sono presenti soprattutto in Vojvodina.
La Chiesa Serba Ortodossa, fondata da San Sava nel 1219, è una delle chiese autocefale più antiche della ortodossia cristiana, dopo Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Mosca. Al vertice vi è il Patriarca, Irinej di Serbia, Arcivescovo di Peć e Metropolita di Belgrado e Karlovac, seguito dagli Eparchi, ossia dai Vescovi a capo delle rispettive Diocesi.

02 - La Slava
02 – La Slava
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La Chiesa Serba celebra le sue festività secondo le date del Calendario Giuliano, risalente al 46 a.C., di 14 giorni in ritardo rispetto a quello Gregoriano (usato dalla Chiesa Cattolica). I serbi festeggiano infatti il Natale il 7 gennaio.

Che cos’è la Slava

La Slava, o glorificazione del Santo Protettore di Famiglia è, insieme al Natale e alla Pasqua, la ricorrenza di natura religiosa e spirituale più sentita dai serbi. Espressione autentica della Fede Cristiana Ortodossa, da secoli distingue il popolo serbo dalle altre popolazioni balcaniche, affondando le proprie radici nella notte dei tempi.
Attraverso la celebrazione del Santo Protettore di Famiglia e delle opere di carità da questi compiute in vita, la famiglia rende grazie al Signore per la salute, la pace, la protezione e per tutte le “buone cose” che ogni giorno riserva ai suoi fedeli. Preghiere sono inoltre rivolte ai propri defunti. Il Santo magnificato attraverso la Slava, è quindi un tramite fra chi lo celebra e Dio. Aspetto, quest’ultimo di fondamentale importanza, poiché distingue la Slava da altre celebrazioni di carattere pagano e quindi volte al politeismo.
L’evento, della durata di uno, due o tre giorni, secondo le abitudini di famiglia, prevede momenti di preghiera e raccoglimento, ma anche di distensione, socializzazione e ottima cucina. Il menu, a seconda del giorno della settimana in cui ha luogo la ricorrenza, può essere “di grasso”, quindi a base di carne, oppure “di magro”, in questo caso a base di pesce e privo di burro, latte, uova e carne.

03 - La Slava
03 – La Slava
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La Slava come espressione di fede

Le ricorrenze religiose più sentite dai fedeli ortodossi di Serbia, sono il Natale, la Pasqua e la Slava, (letteralmente “Krsno Ime” o “Ksna Slava”), ovvero la Festa del Santo Protettore di Famiglia, ricorrenza che per i serbi è antica quanto il Cristianesimo stesso e che li distingue, come popolo, da tutti gli altri di fede ortodossa. A conferma vi è il detto “Gde je Slava, tu je srbin” (cirillico: Где је Слава, ту је србин) che significa appunto “Dove c’è la Slava, c’è un serbo”.
La scelta del giorno in cui viene celebrata la Slava, ovvero il Santo Protettore di Famiglia, risale ai tempi in cui i missionari cristiani convertirono i serbi alla Fede Ortodossa: accogliendo la conversione, questi ultimi accettavano di venerare il Santo (o i Santi) del giorno in cui ricevevano il sacramento del Battesimo. Da allora, il nome del Santo Protettore di Famiglia si tramanda nel tempo, di padre in figlio.
Le origini della Slava e della conversione al Cristianesimo dei serbi risalgono al VII secolo. In quel tempo, periodo di regno dell’imperatore bizantino Giustiniano I il Grande (527-565 d.C.), i serbi, popolo pagano proveniente dal Nord Europa, si stanziarono nei Balcani. Qui resistettero e combatterono per il mantenimento del culto pagano contro Croati e Bulgari che già secoli prima avevano sposato gli insegnamenti di Cristo. Missionari cristiani tuttavia giunsero presso le tribù serbe da Salonicco, Costantinopoli e dalle città costiere dell’Adriatico, contribuendo alla loro conversione. Battesimi di massa si ebbero già nel VII secolo, ma il “passaggio” definitivo si ebbe sotto Mutimur, principe dei Serbi, e Basilio il Macedone, imperatore di Bisanzio.
Un forte impulso alla cristianizzazione dei serbi fu dato dai fratelli e monaci greci Cirillo e Metodio chiamati da Rastislav, Principe della Grande Moravia, per evangelizzare l’area Pannonica (l’attuale Vojvodina) e la Moravia. La data in cui i Serbi furono definitivamente cristiani si fa generalmente coincidere con l’870 d.C. Nel 878 d.C. Belgrado aveva il suo primo Vescovo, Sergio. Nello stesso anno, la città fu menzionata per la prima volta, con il suo nome slavo, in una lettera scritta dal papa Giovanni VIII al re di Bulgaria Boris I.

Momenti e rituali della Slava

La commemorazione del Santo Protettore (o dei Santi Protettori) di Famiglia, si compone di momenti, gesti, simboli, fragranze e sapori. Insieme ai parenti della famiglia che festeggia, si riuniscono amici e conoscenti, anche in ore diverse della giornata. La casa e la mensa sono aperte a chiunque arrivi e intenda partecipare al momento di preghiera. La presenza di ogni ospite viene percepita dal celebrante come segno di amicizia, affetto e stima.
La padrona e il padrone di casa, salutati con l’augurio di “Felice Slava” (Srećna Slava, cirillico: Срећна Слава), fanno in modo che tutti si sentano a loro agio, offrendo il massimo della ospitalità e mettendo in tavola piatti appetitosi preparati con cura.
La massima importanza è riservata all’altare di famiglia. La candela della Slava (Slavska sveća, cirillico: Славска свећа) simboleggia la Luce Eterna: la sua fiamma, dopo il tramonto, viene spenta dal padrone di casa con delle gocce di vino e mai attraverso un soffio. Il rituale è accompagnato dal segno della croce. Lo stesso capo famiglia, in segno di rispetto, resta in piedi per tutto il tempo in cui la candela è accesa.
Il pane della Slava (Slavski kolač, cirillico: Славски Колач) rappresenta Cristo e la Vita. Viene fatto in casa con acqua benedetta, il giorno prima della festa, secondo una ricetta che si tramanda di generazione in generazione. Presenta decorazioni varie ma tutti sono soliti apporre una croce e le “Quattro S” (apparentemente “Quattro C” poiché espresse secondo l’alfabeto serbo cirillico), simbolo della Serbia e raffigurante il detto “Samo Sloga Srbina Spasava” (cirillico: Само Слога Србина Спасава) che significa “Solo l’Unità Salva i Serbi”. Né può mancare il sigillo decorativo contenente le lettere IC-XC e NI-KA che esprimono “Gesù Cristo Vincitore”, applicato di solito in cinque punti del Kolač.
Nel giorno del Santo, al mattino presto, ci si reca in chiesa per far sì che il prete benedica il pane versandoci sopra del vino, un rituale che si ammanta di particolare misticismo soprattutto nelle piccole chiese di campagna.

04 - La Slava
La Slava
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05 - La Slava
05 – La Slava
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Il grano della Slava (žito o koljivo, cirillico: жито o кољиво) è cotto, macinato e misto a noci, cannella, noce moscata e zucchero. Servito in un piatto o modellato in piccole sfere, quindi offerto su un vassoio, ricorda la Resurrezione di Cristo e i membri della famiglia ormai defunti.

06 - La Slava
06 – La Slava
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L’icona del Santo Protettore di Famiglia assume un ruolo fondamentale nel preparare l’altare di famiglia: viene di solito posta sotto la candela e rivolta verso est. Il vino rosso simboleggia infine il Sangue di Cristo versato in redenzione dei nostri peccati, mentre l’incenso, acceso quando si spezza il pane dividendolo fra i commensali, dà profumo a tutta la casa e dona solennità al rituale.
All’arrivo di ogni ospite, in segno di benvenuto, il padrone e la padrona di casa offrono lo žito e il vino. L’ospite, se è seduto, si alza in piedi, fa il segno di croce, degusta il grano, beve il vino e augura Felice Slava.
Quanto appena descritto rappresentava un tempo l’intero svolgimento della Slava. Oggi, alla divisione del pane e ai simboli spirituali, si fa seguire un pranzo (o una cena) secondo un menu “di grasso” o “di magro”, in funzione del giorno in cui cade il nome del Santo Protettore. Il menu “di magro” è previsto durante la Quaresima e nei giorni di mercoledì e venerdì.
• Il menu “di grasso” (Mrsna Slava, cirillico: Мрсна Слава) comprende la čorba (zuppa preparata con verdure e, secondo le varianti, manzo, vitello, pollo o agnello), la sarma (involtini di kupus, ossia di verza acida, con ripieno di riso, carne macinata e spezie), la kavurma (sformato di fegato, intestini di maiale e uova) e, come piatto principe di carne, il maiale (praseće) e l’agnello (jagnjeće) cotti allo spiedo a legna, il tutto accompagnato da contorni fra cui una julienne di verza, insalata verde, peperoni arrostiti con aglio, ajvar (la classica crema di peperoni balcanica) e kajmak (tipico formaggio locale spalmabile). Il pasto si conclude con una buona varietà di dolci mignòn e/o una abbondante torta.
• Il menu “di magro” (Posna Slava, cirillico: Посна Слава), non ammettendo grassi e ingredienti a base di carne, prevede la riblja čorba (zuppa di pesce molto speziata, di solito a base di pesce gatto), la sarma di pesce (involtini di kupus, ossia di verza acida, con ripieno di riso, pesce macinato e spezie), il pasulj, zuppa di fagioli molto densa e cotti al forno con spezie, infine trance di pesce fritto (solitamente carpa e nasello). I dolci del menu di magro sono preparati senza usare latte e uova, risultando quindi più leggeri. A sostituire la torta è chiamata la baklava, dolce molto zuccherato di derivazione turca e realizzato con pasta filo, sciroppo di zucchero, noci oppure amarene. A inizio pasto e in entrambi i casi, come prassi serba vuole, agli ospiti viene offerta della grappa (rakija) o del caffè turco (srpska kafa).

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