Amore, ponti e lucchetti: in Serbia già prima di Moccia e di “Ho voglia di te”
Giurarsi eterno amore fissando un lucchetto al ponte di turno e lanciando le chiavi nel fiume di sotto, è forse una tradizione più antica di quanto si pensi. La storia raccontata da Federico Moccia nel romanzo “Ho voglia di te”, che ha reso il Ponte Milvio a Roma famoso nel mondo, riprende una leggenda serba di circa un secolo fa…
Perché si parla del Ponte Milvio a Roma e dei lucchetti dell’amore su Turismo in Serbia.it? Non di certo per riprendere le polemiche che a fine 2011 hanno coinvolto lo scrittore romano Federico Moccia, autore del romanzo adolescenziale “Ho voglia di te” (Feltrinelli, 2006), il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e quanti ritenevano che la moda di giurarsi eterno amore deturpando con quintali di ferraglia i monumenti storici italiani e non (il Ponte Milvio è stato solo fra i primi), si stesse facendo ormai insostenibile.
Il motivo per cui qui si parla di lucchetti e amore senza fine è presto detto: la paternità che l’immaginario collettivo attribuisce a Moccia e al romanzo suddetto, circa la tradizione di tramandare all’eternità il proprio amore fissando un lucchetto al ponte di turno e lanciandone le chiavi nel fiume di sotto, è quantomeno discutibile.
L’idea, molto probabilmente, risale agli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale ed è legata a una cittadina di circa 10.000 abitanti della Serbia Centrale il cui nome è Vrnjačka Banja (cirillico: Врњачка Бања), sita a circa 200 Km da Belgrado e nota ai turisti locali e russi (molto meno ai viaggiatori italiani) per i centri termali e le sorgenti di acque minerali curative.
Nonostante la storia abbia più i connotati della leggenda che di un avvenimento reale, a Vrnjačka Banja c’è chi giura che i primi lucchetti, sul Ponte dell’Amore (in lingua serba lo chiamano Most Ljubavi, cirillico: Мост Љубави) si siano visti già molti anni prima che lo scrittore romano trasformasse questo originale metodo in un fenomeno planetario.
Il ponte in questione è uno dei circa dieci ponticelli che tagliano il fiume Vrnjačka che a sua volta, sotto forma di un rivolo in costante movimento, attraversa l’amena cittadina serba.
La leggenda riguarda Nada, giovane maestra di scuola elementare, e Relja, ufficiale dell’esercito serbo. Promessi sposi ed esempio per gli abitanti della piccola cittadina, finiscono protagonisti di una storia molto triste. Relja, scoppiata la guerra, è inviato a combattere in Grecia dove incontra una bellissima donna greca della quale si innamorerà perdutamente. Nada, avvertendo il tradimento, si abbandonerà allo sconforto più cupo fino a lasciarsi morire. Da quel momento in poi le giovani fanciulle innamorate di Vrnjačka Banja elessero il luogo di incontro abituale di Nada e Relja – il ponte sul piccolo fiume – a simbolo d’amore, attaccando alle due ringhiere che lo costeggiano un lucchetto con i nomi dei loro innamorati e lanciando le chiavi nelle acque sottostanti.
La storia, negli anni successivi, finisce nell’oblio fino a quando una delle più famose poetesse e scrittrici serbe, Desanka Maksimović (1898-1993), colpita dal sentimento che la permea, non ne trae ispirazione e compone la poesia “Una Preghiera per l’Amore”. Da allora, il piccolo ponte è tornato a essere un simbolo per gli abitanti di Vrnjačka Banja e per i turisti che la visitano: i lucchetti rendono ormai invisibile la struttura sottostante.